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venerdì 17 giugno 2011

Quando osano le aquile





Torno a scrivere qui sopra dopo un bel po' di tempo, ed è, ahimé, per stroncare un libro. Non fa mai piacere parlare male di un romanzo, specie se a scriverlo è stato un tuo amico, te ne stai zitto e macini in silenzio, in particolar modo quando era da parecchio che non ti facevi vedere da queste parti.
E invece no, non posso starmente buono buono quando dalla confezione di lusso, dal cilindro da gran serata, esce un coniglio storpio, anzi due.
L'idea sembrava geniale: sulla scia del catastrofismo generata dalla letteratura già uscita sul 2012, rielaborare all'italiana il tema dell'Armageddon. Ci si presenta un bel tomo, 652 pagine, un editore prestigioso, Einaudi, la collana Stile libero. Un titolo fin efficace, Un buon posto per morire. Poi ci si introduce un autore eccelso, Tullio Avoledo.
Ti dici, sarà bello, e quasi non ti insospettisci quando vedi il nome del tuo amico accostato a tal Davide "Boosta" Dileo. Boosta? Boosta? Eggià. Proprio lui. Il fondatore dei Subsonica. Un vecchio ragazzo - ne fa trentotto quest'anno - che giovanilisticamente utilizza il moniker insieme al vero nome anche sulla copertina di quello che scopri essere il suo terzo lavoro.
E qui ti dovresti insospettire, perché che ci azzecca Subsonica con Avoledo lo sa solo Einaudi, e ci sarebbe puzza di ghostwriting lontano un miglio.
Poi vai a leggere e dopo venti pagine già ti cascano le braccia.
Altro che ghostwriting.
Dileo impazza a 360°.
Cospirazioni mondialistiche. Nostradamus e le SS. Il sole nero, l'asteroide che ci deve castigare. Una storia sbilenca con personaggi improbabili - ma dov'è finito l'acquerello amaro di Tullio Avoledo? - che sembrano ricalcati sui cliché di Dan Brown e imitatori assortiti.
Dialoghi sui quali è meglio sorvolare, una sfilza di già visto e già sentito.
Non è la prima volta che accade, è vero.
Ma perché mai Tullio Avoledo ha posto la sua rispettabile firma su questa schifezza?
E come mai Einaudi l'ha pubblicata?
Ogni volta che un autore scrive male di un altro autore il fianco si scopre automaticamente alla critica: parli per invidia, sarebbe piaciuto anche a te pubblicare per Einaudi.
Oh, sì. Piacerebbe anche a me.
Ma per un'Einaudi - e ci metto l'apostrofo a intendere LA casa editrice - che incentivasse, come accadeva un tempo, il bello scrivere e le storie convincenti piuttosto che le operazioni d'immagine e di cassetta.
A Boosta, con tutta la simpatia del rocker, consiglio vivamente di concentrarsi d'ora in poi sui prossimi dischi: come diceva Eduardo a Concetta in Natale in casa Cupiello: "Non ti piglià collera Concè. Tu si una donna di casa e sai fare tante cose. Per esempio ‘a frittata c’ ’a cipolla, come la fai tu non la sa fare nessuno. È una pasticceria. Ma ‘o ccaffè, Concè, non è cosa per te..."
A Tullio Avoledo non so che dire, se non di scuotere in fretta la polvere depositata sui vestiti e tornare a inquietarci con le storie strane che prima di questo Armageddon letterario solo lui sapeva inventare.
A te sì, alla prossima, Tullio!

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