
Francamente mi trovo in difficoltà. Primo, perché in passato sono stato tra quelli che ha difeso Israele, anche in situazioni in cui in molti le davano addosso: la sindrome da accerchiamento dello Stato ebraico e il rinascere innegabile dell'antisemitismo mi convincevano che una certa durezza nel trattare la popolazione araba non fosse del tutto sbagliata. Specie se l'interlocutore si chiamava Hamas.
Tuttavia, un conto è difendersi dal terrorismo e dagli attacchi a tradimento; un altro conto è cacciare via gente da dove ha sempre abitato sostituendola con coloni di provata fede sionista; un altro conto ancora è organizzare un'operazione da teste di cuoio e uccidere più o meno a freddo dieci persone, com'è accaduto la scorsa notte.
Nessuna sindrome da accerchiamento, nessun affronto storico, nessun Olocausto giustifica una mattanza del genere e il tentativo successivo di insabbiarla. E' ora che la comunità internazionale intervenga e mostri a Israele, come è stato mostrato con alterni successi a Iran e Corea del Nord - e mai agli USA, va detto - che non si può pensare di fare sempre e comunque ciò che si vuole.
Esiste un'etica internazionale, esistono diritti umani.
Si indaghi sull'episodio, a fondo. Non si nasconda niente. E se emergeranno responsabilità anche da parte di Freedom Flotilla - anche se al momento non vedo proprio quali - si chiariscano senza esitazioni.
Ricordando che uno Stato, per quali che siano le sue motivazioni, non può ricorrere a modalità terroristiche per difendere la propria sicurezza.
Perché altrimenti sarebbero proprio tutti uguali, quelli che si calano dagli elicotteri e apparentemente senza motivo sparano su un gruppo di pacifisti, e quelli che, spinti da un odio poi non così diverso, lanciano due jet contro altrettanti grattacieli.
E non sono tutti uguali, vero?